Oggi non è domenica eppure nell’aria sento bollire urla e richiami di rivoluzione, mi vesto in fretta e sono già fuori a calpestare la riva del mare.

Tolgo la maglia mentre il gabbiano mi guarda con sospetto, il cielo mi piomba addosso come un’incudine d’aria. Ho un po’ di sabbia nel naso, starnutisco. Dov’ero rimasto? Alla rabbia. Ma mettiamola da parte, magari nel ripostiglio di casa tra le olive e la passata di pomodoro. Oppure più in qua, tra i fagiolini e le melanzane sottolio.

Adesso sono le onde a calpestarmi i piedi, prontoooooo? C’è nessuno dall’altra parte del mare? Ma siamo sicuri che il mondo è tondo? Magari fra 5.000 anni scopriranno che la Terra è la simpatica proiezione di un testicolo intergalattico, ma nessuno ha una birra? Pare di no. In questo posto godono solo gli animali e i balordi, e io chi o cosa sono?

Giù dritto nello stomaco, un groppone, poi un altro, saliva amara per questo cadenzare di lune e di giorni distratti.

Respiro a vanvera, seguo il vento, sbadiglio poco e mi perdo in un bivio e poi in un altro, sempre lontano da qualunque direzione e privo di qualunque traiettoria, ma devo ammettere che le nuvole viste dalla spiaggia fanno meno paura che viste dal cielo.

Che giorno è oggi? Di quale mese? di quale anno? Quanto tempo è trascorso dall’ultima volta che ho visto l’orologio? Ma soprattutto, di chi è quella Coca Cola lasciata lì?

Sicuramente non mia.

Buena vida.
Masa