È passato San Valentino. Se Lalla stanotte non mi avesse fatto da promemoria direi che la giornata di ieri sarebbe passata inosservata e priva di considerazioni in merito. Per quel che mi riguarda massima libertà di festeggiarlo, di boicottarlo, di commentarlo e, conseguentemente, di ignorarlo.

Io, nel mio minuscolo, mi limito ad un post anche perché credo di averle provate un pò tutte, le libertà di cui sopra intendo.

AMORE

Questo sconosciuto.

Se lo conosci lo eviti.
Se lo conosci non ti uccide.

L’unico virus buono nella storia dell’umanità.

Dov’è?

Cos’è?

“È davvero un sasso in una scarpa?” (cit. V. Capossela)

“Chiedilo alla porta” (Idem)

Io sono uno di quelli che all’amore non ha dato alcuna risposta, non ancora per lo meno, senza contare ovviamente quelle a breve scadenza. Unica esperienza nella mia vita? Una relazione di due anni con un’amica di sempre. Bella esperienza, ma forse un po’ poco per la mia età. La parola amore nel mio frasario ha uno spazio ancora tutto bianco, completamente avulso da qualunque contesto.

Amore?

Per questa o quella donna?

Per sempre?

BAH!!!!!!

C’è qualcuno che può aiutarmi?

C’è qualcuno in grado di rispondermi?

Eppure scrive una persona che l’amore l’ha sempre corteggiato e che probabilmente continua a farlo, ma senza più poesie, senza quelle spremute di cuore. Io non ci credo più.

Quell’amore stupido e ideale che raccontavo con la presunzione di far poesia e di velarne chissà quale verità. Povero imbecille, com’ero ignaro, igenuo, com’ero incosciente. Acerbo come mosto.

AMORE

L’Amore che cerco adesso è ben altro.

Qualcuno scrive:

“L’amore non lo canto, è un canto di per sé, più lo si invoca meno ce n’è …”

Questo appena citato è l’amore di Giovanni Lindo Ferretti descritto nel secondo lavoro dei PGR “Montesole – live 21 giugno 2001 – (2003)”.

Ovviamente non c’entra un cazzo l’amore vedi San Valentino, ma trattasi di un amore più alto, meno intuibile, più profondo, assolutamente più puro, tragicamente meno umano, meno tangibile, utopistico.

Il testo della canzone è infatti legato emotivamente, culturalmente e storicamente alla strage di Marzabotto, un capitolo nero per la storia d’Italia e per quella dell’umanità.

29 settembre 1944

Gli alleati dopo lo sbarco a Salerno e dopo aver fatto finta di liberare Napoli (vd. “Le quattro giornate di Napoli”), indugiavano lungo la Linea Gotica, il cui destino storico è tristemente legato alle inspiegabili vicende del Feldmaresciallo Albert Kesserling e di quell’altro rincoglionito dell’Ufficiale Walter Reder, detto il “monco” (aveva perso l’avambraccio sinistro sul fronte orientale, a Charkov).

Kesserling e il monco, sono gli indefinibili autori di una delle stragi di guerra più infime e infami che la storia abbia mai documentato. Kesserling per averla pensata e Render per averla eseguita.

Kesserling preso dal panico e rammaricato dal fatto di avere gli americani alle costole e i partigiani tra i coglioni, ordinò a Reder, costretto alla ripiegata, di fare intorno a sè terra bruciata.

Ordine eseguito alla lettera.

Il monco al comando del 16° Panzergrenadier «Reichsfuhrer» iniziò una marcia che lo porterà dalla versilia al bolognese attraversando la Lunigiana, lasciandosi dietro una scia insanguinata di uomini, donne, vecchi e bambini trucidati.

Eppure in Lunigiana non c’erano i partigiani.

A Gragnola, a Monzone, a Santa Lucia, a Vinca non c’erano i partigiani.

Lo dirà anche la sentenza di condanna di Reder:
«Non c’erano combattenti. Nei dirupi intorno al paese c’era soltanto povera gente terrorizzata»

Perché? 

Alcune SS parlavano perfettamente l’italiano: erano italiani

Perché?

Fu un susseguirsi di stragi immotivate e immeritate

Perché?

Negli ultimi giorni di settembre il monco arrivò in Emilia, alle falde del Monte Sole. I partigiani erano lì, Stella Rossa era a brillare nei boschi.

Per tre giorni e tre notti consecutive Reder interpretò in maniera mefistofelica la comparsa del maligno.

Iniziata in Versilia il 12 agosto del ’44 il monco terminò la sua marcia della morte a Marzabotto, in Emilia.

In località Caviglia i nazisti irruppero nella chiesa mentre don Ubaldo Marchioni recitava il rosario con tutti i fedeli raccolti.

Furono tutti sterminati a colpi di mitraglia e bombe a mano.

Nella frazione di Castellano una donna con i suoi sette figli venne trucidata.

A Tagliadazza vennero fucilate undici donne e otto bambini.

A Caprara vennero rastrellati e uccisi 108 abitanti.

Sempre a Caprara fu cancellata per sempre la storia dell’intera famiglia di Antonio Tonelli, 15 componenti di cui 10 bambini.

Distrutti anche 800 appartamenti, una cartiera, un risificio, quindici strade, sette ponti, cinque scuole, undici cimiteri, nove chiese e cinque oratori.

Ed infine, la morte nascosta: prima di andarsene Reder fece minare il terreno che lasciarono alle spalle. Nel 1966 fu registrata l’ultima di altre 55 vittime.

Complessivamente gli innocenti caduti furono 1.830.

95 avevano meno di sedici anni

110 ne avevano meno di dieci

22 meno di due anni

8 di un anno e 15 meno di un anno.

Il più giovane si chiamava Walter Cardi. Era nato da due settimane.

Dopo la liberazione Reder, che pensava di salvare le chiappe in Baviera, fu catturato dagli americani. Estradato in Italia fu processato nel 1951 dal Tribunale militare di Bologna e condannato all’ergastolo. Dopo diversi anni trascorsi nel penitenziario di Gaeta fu graziato per intercessione del governo austriaco. Morì pochi anni dopo in Austria senza mai essere sfiorato dall’ombra del rimorso.

A Marzabotto gli unici sopravvissuti furono Fernando Piretti, di otto anni, Paolo Rossi di sei e Antonietta Benni, maestra d’asilo.

Per i fatti di Marzabotto ci fu anche una coda processuale italiana. Prima della condanna del maggiore Reder, nel 1946, la Corte d’Assise di Brescia aveva giudicato Lorenzo Mingardi e Giovanni Quadri, due repubblichini (il primo, reggente del Fascio di Marzabotto, nonché commissario prefettizio durante la carneficina), per collaborazione, omicidio, incendio e devastazione. Mingardi ebbe la pena di morte, poi trasformata in ergastolo. Il secondo, 30 anni, poi ridotti a dieci anni e otto mesi.

Tutti e due furono successivamente liberati per amnistia.

San Valentino? No grazie. Non adesso. Sto pensando ad altro.

Scelgo qualche pensiero random

AMORE?

Tanto tempo fa, sin dal IV sec. A.c., il 14 febbraio (o il suo corrispettivo) i pagani rendevano omaggio al Dio Lupercus, che si presume non dovesse essere uno stinco o una costoletta di Santo!

L’antico rito consisteva nell’abbattimento di una decina di agnellini e allo spargimento del sangue sacrificale su strade e campi, in segno di devozione e con preghiera di fertilità. Adesso gli agnellini ce li sbatacchiamo sulla brace e in quanto a fertilità basta un po’ d’acqua per l’irrigazione.

Associata a questa festa ve ne era un’altra di eguale suggestione.

Secondo il rito celebrativo, nel giorno antecedente i Lupercalia, le donne (anche quelle brutte) in cerca di marito, scrivevano il loro nome su un biglietto che veniva messo in un grande contenitore. Successivamente tali biglietti, estratti a sorte, venivano abbinati ai nomi dei maschi presenti così da formare delle coppie. Queste coppie passavano insieme tutto il giorno della festività danzando, cantando e copulando. Poteva succedere che alla fine dei festeggiamenti alcune di esse decidessero di sposarsi, ma potevano scegliere anche di salutarsi allegramente.

E bravo Lupercus! Pensa però alla sfiga se beccavi un cesso (donna poco piacente) o peggio ancora una spaccamaroni. Anyway.

Tutta questa commovente iniziativa venne combattuta e censurata dal Cristianesimo, sempre pronto ad intervenire nei confronti di qualunque tipo di bisboccia e/o innocuo libertinaggio.

Valentino da Interamna (Interamna Nahartium (attuale Terni, 176 ca. – Roma, 273).

Fu vescovo e martire cristiano. È venerato come santo dalla Chiesa Cattolcia e successivamente dalla Chiesa anglicana. È considerato il patrono dell’amore e della città di Terni.

Valentino arrivò a Roma, presumibilmente in Yamaha, nell’anno 270 per predicare le sacre scritture e convertire i pagani (ma fatti i cazzi tuoi! nda).

Invitato dall’imperatore Claudio II detto il Gotico a sospendere il rito della benedizione degli sposi e a convertirsi al paganesimo, Valentino non solo rifiutò di abiurare la propria fede, ma tentò anzi di convertire l’imperatore al cristianesimo. La sua idea si rivelò un’idea sbagliata, nel momento sbagliato, con la persona sbagliata. L’imperatore ebbe tuttavia rispetto di Valentino e lo graziò affidandolo, in una sorta di residenza coatta, ad una nobile famiglia: i marchesi De Sade. Scherzo.

E comunque per me dovevano fare santo l’Imperatore.

Valentino venne arrestato una seconda volta sotto Aureliano, succeduto al Gotico. Questo secondo arresto però gli fu fatale. Agli ordini dell’imperatore morì decapitato nel 273 d.C. per mano del soldato romano Furius Placidus, trisavolo del più noto regista Michele.

Il culto di San Valentino è commemorato nel Martirologio romano il 14 febbraio.

Le sue spoglie riposano sulla collina di Terni dove sorge la basilica. Una statua d’argento reca la scritta “San Valentino patrono dell’amore”.

La figura di Valentino come Santo Patrono degli innamorati e delle Yamaha viene tuttavia messa in discussione da coloro che preferiscono ricondurla a quella di un altro sacerdote romano, anch’egli decapitato pressappoco negli stessi anni. Pensate che ridere se si sono sbagliati.

Pare comunque che San Valentino, curiosando qua e là, sia il Santo da invocare anche in caso di dolori al ventre, dolori premestruali, gli svenimenti, la caduta dei capelli, la grillite ( per le donne ), l’orchite ( per gli uomini ) e la peste (per tutti)

Ma a questo punto la domanda è legittima: chi volete libero Valentino o Lupercus?

e la folla: LUPERCUUUUUUS !

Razza di zozzoni!!

San Valentino, che piaccia o no, resta comunque un invito alla riflessione interiore. Il mio magic moment ad esempio è durato una ventina di nano-secondi (o erano sette?), il tempo di ricordarmi che anch’io scrivevo poesie, che un tempo avevo ben altra sensibilità, che un tempo amavo ed ero capace di struggermi per racimolare in silenzio il frutto di sentimenti virtuosi. Ero follemente innamorato dell’amore e innanzi a me i commoventi esempi di Lancillotto e Ginevra, Tristano e Isotta, Dante e Beatrice, Laura e Petrarca, Fiammetta e Boccaccio, Giulietta e Romeo, Rocky e Adriana.

Pero en honor a la verdad, anche io ho voglia d’amore. Di tutt’altro amore.
Buena vida.
Masa