Un anno e qualche mese. Ho appena scoperto che il mio odio verso tempo e numeri non è cessato, cosa volete che sia una manciata di mesi al cospetto dell’eternità? Cosa volete che sia un’onda nell’oceano, un respiro nell’uragano?

In questi mesi ho imparato che anche i lipidi hanno un cuore (di panna), ho capito finalmente chi è Bonnie e chi è Clyde, ho capito che la vita è bella (quando non è infame), ma soprattutto ho capito che mi piace l’insalata al dente.

In realtà credevo fosse giunto il momento di partire per uno di quei viaggi in cui l’unica cosa certa è la partenza, la destinazione è una meta indubbia che si allontana e si avvicina come un’altalena. Volevo un viaggio che mi portasse all’anima, possibilmente alla mia.

Non che non l’avessi o non la conoscessi, sta di fatto che avevo bisogno di un’anima nuova, che avesse una voce nuova, un aspetto nuovo ed una nuova missione, giusto il taglio di capelli poteva rimanere uguale.

Ho trascorso un anno a rincorre il vento, a scavare gli abissi, a spostare le montagne e innaffiare i deserti, ho mangiato pietre e bevuto dalle paludi, ho ingoiato brace e chiodi, ho accarezzato rovi, ho spostato le stelle e tinteggiato il cielo, ho disegnato nuvole e costellazioni, riordinato i dintorni, ho amato le persone e a molte di queste ho fatto del male, non sempre senza volerlo.

Nella mia anima c’è qualcosa che non va, un ingranaggio perfettamente inceppato, un po’ di ruggine e un po’ di sano rancore, di arroganza e di presunzione. Nella mia anima c’è qualcosa di sporco.

Le mie contraddizioni, il mio maledetto buon senso, le mie maniere, il ben pensare che porta al buon dire, le parole, le bugie, le verità, una confusione catastrofica di idee e di pensieri, e quando si arriva a provare la stessa agonia di un capitone significa che è giunto il momento di cambiare anima.

Ho impiegato diversi mesi prima di trovarla, l’ho cercata ovunque. Sotto i mari di Lampedusa, nel Vesuvio, in fondo al lago di Garda, nei camerini dello Sfereisterio, su Monte Sant’Angelo, dall’altra parte del Checkpoint Charlie, ma l’unica cosa che ho trovato è stato uno stafilococco incazzato nero in cerca di giovani polmoni.
Ha trovato il mio.
Quello sinistro, perché la mia parte sinistra è notoriamente la più sensibile.

Staf: ciao Pol
Pol: ciao Staf, come mai da queste parti?
Staf: facevo un giro
Pol: e proprio qui vieni a piallare lo scroto?
Staf: guarda che sei stato tu a respirarmi, fosse stato per me sarei rimasto in quell’olezzo beato di wrustel e crauti. Guarda invece dove sono finito! ho fame! Che ne diresti se ti mangiassi un pò?
Pol: stai fermo lì Hannibal! ho gli anticorpi armati, tu non li vedi ma loro vedono te. Non muoverti, sono cecchini infallibili, fai una mossa falsa e finirai cadavere nell’abisso dell’orifizio
Staf: che culo
Pol: appunto!

I miei anticorpi hanno sparato a salve per almeno una decina di giorni, ho scoperto di avere gli anticorpi obiettori, ho scoperto che i miei anticorpi sono assenteisti e fancazzisti, qualcuno è pure alcolizzato, non tutti però si fanno le canne.

Morale della favola?

Mi hanno steso in quarantena col pigiamone largo dentro una camera isolata dalla galassia, solo Goldrake e Venusia potevano entrare senza correre il rischio di contagio.

Cinque giorni di analisi, esami, esplorazioni, accertamenti, tac, controlli, nell’ attesa inumana che qualcuno mi dicesse:

Dottore 1: tranquillo, lei ha solo un tumore
Dottore 2: non si agiti Sig Masa, in fondo potrebbe trattarsi di HIV
Dottore 3: guardi se siamo fortunati abbiamo a che fare con la Tbc
Dottore 4: senta Sig. Masa, se mette una firma qui noi questi occhietti verdi li diamo ad un’altra persona eh, che ne dice?

Dico che non stai bene per niente.

Il sesto giorno qualcuno invece mi disse:
Dottor x: ha visto Sig. Masa? Cosa le dicevo? È una simpaticissima polmonite escavativa
Masa: cioè?
Dottor x: ha uno stafilococco piuttosto incarognito di origine sud-americana impiantato nel lobo superiore del polmone sinistro
Masa: bene e come sta?
Dottor x: non male direi, mangia e beve come un porco in rosticceria
Masa: mi fa piacere, maaaa resterà lì ancora per molto?
Dottor x: non glielo abbiamo chiesto ma a quanto pare il polmone è di suo gradimento
Masa: come fa a dirlo?
Dottor x: beh, se ne è mangiato una buona parte
Masa: cazzarola! Avrà il verme solitario!
Dottor x: volendo possiamo rimediare
Masa: gli trovate una compagna?
Dottor x: allo stafilococco intendevo
Masa: ah, capisco … sì la cosa potrebbe interessarmi, ma io cosa ci guadagno?
Dottor x: un mese di ospedale gratis!!
Masa: WOW! lei mi sta dicendo che avrò un mese di malattia tutto per me!?
Dottor x: certo! per di più pagato dall’INAIL!
Masa: un momento aspetti! mi faccia riflettere! che alternative ho?
Dottor x: mi mette una bella firma qui ed il suo cuore e i suoi reni li diamo ad un’altra persona
Masa: ok mi ha convinto! cosa devo fare?
Dottor x: niente, deve solo stare male, a tutto il resto pensiamo noi

La notizia della morte dello stafilococco girò velocemente tra gli alveoli e la pleura, le prime indiscrezioni sulle dinamiche del decesso attestano che il roditore polmonare sia caduto a seguito bombardamento antibiotico incrociato durato 40 giorni e 40 notti, dal lunedì alla domenica, 24 ore su 24, persino durante le partite del Napoli.

Per 40 lunghi giorni, ronde di anticorpi mercenari disseminate in tutta la cassa toracica, hanno dato la caccia allo stafilococco affamato, l’abominevole stafilococco delle Ande. Milizie armate e contingenti antisommossa l’hanno circondato e bombardato da ogni dove:

– via aerea
– via endovena
– via intramuscolo
– via rettale
– via Giuseppe Garibaldi, 7
– via col vento
– via via la polizia!

Sono guarito è vero, ma l’anima nuova non l’ho trovata, e qualcosa o qualcuno l’ha allontanata da me. Chi spinge la mia altalena?

Non è stato un viaggio semplice, cercare qualcosa di così piccolo e così fragile non è missione da poco, bisogna avere pazienza, buona fede e buona sorte, bisogna avere il coraggio di guardarsi dentro, la forza di superare lo specchio per essere ingoiati dalla propria immagine, divorati dalla nostra stessa fauce.

Per cambiare anima bisogna cibarsi avidamente delle proprie membra.

Tutto sommato devo dire che gli sforzi non sono stati vani e i sacrifici hanno restituito in primavera i loro frutti. Ed infatti l’anima mia era lì che mi aspettava da un pò.

No, non l’ho trovata sul fondale dell’oceano, non era nascosta sotto i piedi di una montagna, dietro la nuvola o nell’occhio del ciclone. Non era neppure all’inferno o nel culo di quella donna così attraente.

Anch’io mi aspettavo un’anima bella ma fuggiasca, e mi piaceva immaginarla in un posto impervio e inaccessibile, tra le radici amazzoni o ibernata nei ghiacciai del nord. Purtroppo nulla di tutto questo. Ho trovato la mia anima nuova al mercatino delle pulci.

La mia anima nuova è in realtà un’anima usata. Usata poco, ma usata, comunque sia in ottimo stato. L’ho acquistata a buon mercato da un rigattiere gentile e disponibile che a sua volta l’aveva acquistata da un rigattiere gentile e disponibile di Via Foria a Napoli.

Non l’ha svenduta, ma fra i due litiganti che se la contendevano lui ha deciso di darla a me, che ero il terzo. Diceva che nell’aria sentiva un vecchio profumo di vita e che io gli ricordavo qualcosa di bello, come il brodo di purpo giù al mercato dietro piazza San Ciro.

Era saggio e simpatico il vecchio rigattiere dalle belle parole e pieno di cianfrusaglie, ma non sapeva però che il posto per la mia anima non è nel cuore, ma nel fegato. L’ho imparato qualche anno fa dal mio amico Crazy Horse, lui me lo diceva sempre, il fegato è l’unico organo che sopravvive alla morte.

Bene, adesso che ho un’anima nuova ed un fegato che deve impegnarsi a tenerla in vita, posso finalmente riprendere il mio cammino emotivo e lasciare, come tanti hanno già fatto, il mio testamento.
Mi piacerebbe dividere il mio testamento in 3 parti:
1) il mio testamento morale
2) il mio testamento biologico
3) il mio testamento rasato

Il mio testamento morale
A 33 anni ho una grande presunzione a voler lasciare un testamento morale, io che di morale ne ho scoperto l’esistenza più o meno da un mese. Ciò non toglie che le mie letture e le mie personalità parallele hanno nel tempo indirizzato i miei pensieri più intimi verso quella parte dell’anima destinata alle buone azioni, quella parte della mia anima preposta al bene, alla verità, al giusto e alla cavità uterina.

Dunque il mio testamento morale è il frutto spremuto di uno scrupoloso esame di coscienza. Ve ne riporto una piccola parte, l’unica che sia riuscito a ritrovare in un disastro di appunti scritti a mano.

Precetto 1: la vita è bella quando non è infame
Precetto 2: abbiate sempre la forza e il coraggio di difendere la vostra dignità di essere umano
Precetto 3: i pensieri a volte posso essere sbagliati, beneficiatevi sempre del dubbio e restate muti quando non sapete
Precetto 4: Maradona e Moana Pozzi non si discutono
Precetto 5: non usate violenza, neppure verbale, a volte le parole fanno male come pugnalate alla schiena; restate in silenzio e meditate sulla stupidità dell’essere umano, non lo imitate
Precetto 6: la rivoluzione è il principio di qualunque rinascita, la rivoluzione è l’unica azione che conosco e l’unica violenza che riconosco
Precetto 7: non soffermatevi troppo con persone che nel tempo vi procurano ansia. Schivate discussioni, affari e sentimenti con persone inette, basse, ignoranti; limitate la conoscenza a persone avare e venali, fanno venire voglia di Maalox
Precetto 8: impugnate le armi solo per divertimento, vd. al luna park per vincere l’orsacchiotto

Precetto 9: se decidete di dichiarare guerra fatelo in modo leale e responsabile, concedete sempre l’onore alle armi, prigionieri sì, orfani e vedove no
Precetto 10: non coinvolgete persone e conoscenti nei vostri momenti di abbandono, non rinnegate le vostre idee ma prendetene atto che molte di loro posso cambiare per esperienza o insoddisfazione
Precetto 11: la carbonara di pesce esiste, ed è anche buona
Precetto 12: nulla è per sempre, fatta eccezione per l’amore di una madre tutto il resto svanirà nei secoli inghiottito dall’oblio e dalla dimenticanza
Precetto 13: riconosco nel nichilismo anarchico l’unica salvezza per il mio destino, il nulla è il fine ultimo di tutte le cose
Precetto 14: ammetto che nella tristezza ho avuto la sensazione di essere un uomo migliore, riconosco alla sofferenza la migliore dottrina per affinare l’anima, se l’anima non vi assiste abbiate la forza di odiarvi
Precetto 15: non fate del male perché è peccato e non fate del bene perché è sprecato
Precetto 16: il sentimento più temibile è l’odio, allenatevi a reprimerlo, non porta consiglio ma solo dispendio di energie e rende inutili intere giornate

Precetto 17: la mattina è il momento migliore per qualsiasi cosa

Il testamento biologico
Fatta eccezione per il fegato e per i polmoni lascio a disposizione dell’umanità tutto il resto. Lo so, non è un granchè, ma vi assicuro che io qui dentro, dentro questo corpo, mi sono divertito, e non poco.
Come già detto la mia parte sinistra è sicuramente la più sensibile, per cui mi sento di lasciare, a chi se ne dovesse impossessare, alcuni utili consigli:

  1. se le dovessero impiantare la mia retina sinistra non si meravigli se ogni tanto pensa di avere la capacità di guardare attraverso i vestiti. È un fenomeno normalissimo che ho sviluppato dopo anni di esercitazioni e di durissimi allenamenti
  2. se le passo il rene sinistro non si lamenti la prego, l’acqua fa male e il vino fa festeggiare, e poi tra l’altro è su quello destro che ho una cisti come un Ferrero Rocher
  3. passiamo al pezzo forte, le valvole cardiache; bene, se le dovessero giungere le mie valvole non si spaventi, non sono così dilatate e devastate per difetto di funzionamento, ma per eccesso di erezioni e di innamoramenti; faccia attenzione se le dovessero impiantare anche la mia retina sinistra
  4. se fosse possibile impiantare il pene, beh, l’unica cosa che posso dire è che mi dispiace, se si depila il pube vedrà che due centimetri li acquista

Se fosse possibile mi piacerebbe lasciare in eredità anche il piede, o magari l’intera gamba, allora sì che sarei contento di fare un bel regalo. My left foot, cosa non sei stato in grado di fare! e nessuno lo sa. Il Cianci, Chico, Lalla, Joseph, Labionda, Pico, forse loro. Loro forse potrebbero testimoniare, loro che ne hanno goduto e che ne godono ancora del ricordo. L’estro del mancino, la fantasia, la creatività nel giuoco del pallone, la sorpresa, l’effetto scenico e spettacolare del calcio. Pagherei oro per un altro torneo scolastico, anche per un’orgia ovviamente.

Detto questo mi sembra opportuno approfittare del momento per disporre con la massima lucidità e freschezza delle mie volontà testamentali in caso di improvviso sconvolgersi del mio stato di salute.
Il primo che si accanisce farmacologicamente su di me rischia la perenne persecuzione dell’anima dall’aldilà. I vegetali li facciamo fare alle piante, io sono un essere umano e come tale ho diritto alla vita, e per vita intendo:
ridere, respirare, camminare, piangere, mangiare, bere, soffrire, gioire, amare, parlare, dormire, lacrimare, sorridere, uscire, godere, lottare, difendere, sperare, litigare, combattere, fare l’amore e fare la cacca.

Dunque, se dopo tre giorni guardo il soffitto con aria imbalsamata, cago nei pannoloni, ho intorno più tubi che amici e la lingua mi penzola di fuori in attesa che la morte me la rimetta dentro, beh, cara mamma, caro papà, fratelli, amore e amici miei. Staccate la spina e risparmiamo corrente.

Cosa lascio e a chi lo lascio
Premetto che uno come me potrebbe lasciare solo un sacco di guai. Considerato il fatto che non ho un cazzo, mi resta piuttosto semplice e sbrigativo risolvere il tutto.
Dunque lascio la macchina a mio fratello piccolo, mentre a mio fratello grande lascio il pc perché sul suo Call of Duty 5 non gira.

Tutti i libri li lascio a mio padre, mentre ai miei amici lascio i miei dischi esterni, 1.000 Gb di Istituto Luce. Video, foto, teca di un’amicizia ventennale.

Alle persone lontane, che abbraccio poco ma che fanno parte di me, lascio questo blog e un ricordo spero comunque piacevole. Voi non sapete cosa siete per me, o forse sì. Siete la cosa più cara che ho, legame inscindibile d’anima e d’aria, il respiro in più di tutte le giornate, quel respiro trattenuto prima di ogni meraviglia. Siete voi, amici e compagne di splendidi soli lontani, vi ringrazio per le parole riservate, per i sogni condivisi, le lacrime barattate, siete bellezza che porto dentro, il motivo più bello per ridere al mondo. Lacrime sorridenti.

Infine del mio capitale lascio:
– un quartino alla mia compagna
– un quartino a mia nipote Michelle
– un quartino a mia nipote Greta (ti stiamo aspettando)
– un quartino ai bambini poveri, quelli che un ovetto Kinder non sanno neppure che esiste, quelli che della sorpresa un pò se ne sbattono le palle
Se avessi avuto un altro quartino l’avrei dato alla gazzosa.

A mia madre lascio le due scatole dentro l’armadio e un dolore indicibile nel petto, mamma lo sa, nelle due scatole c’è il Masa migliore.

Visto che mi ci trovo e considerata l’allegria del tema e dei contenuti vi dico anche come vorrei si svolgesse il mio funerale.
Innanzitutto se proprio volete piangere fatelo a bassa voce, sto dormendo.
Assicuratevi di ricoprirmi con terra partenopea.
Anch’io mi associo al partito niente fiori ma opere di bene, se proprio volete mandarmi dei fiori che siano di skunk.
Lo so che avrete lo stomaco chiuso e magari un po’ di nausea, ma vi prego di accettare le pizzette fritte e i panzerotti che mia madre e zia Rita avranno preparato con tanto amore durante la veglia (il casatiello è per l’anniversario).
Dopo il caffè chiedete ai miei fratelli un amaro o una grappa, in casa ci sarà una distilleria. In filodiffusione basterà la playlist nominata Masa n. 10, la trovate sul pc nella cartella “musica”, se non la trovate attaccate quell’affare nano, la stessa playlist è anche lì.
Mi piacerebbe che in chiesa leggeste questo biglietto:
eh eh eh eh eh eh eh eh eh eh eh eh eh eh eh eh (risata fragorosa)
Ridete con me, se a quest’ora sarò nell’alto dei cieli siate felici perché sto già godendo, se invece sarò all’inferno siate felici, perché presto mi cacceranno anche da lì.

Credo a questo punto che sia d’obbligo una precisazione. Io non conosco altro modo per comunicare le mie volontà, e nonostante lo stile giocoso e grottesco tengo a sottolineare che scrivo nella mia più totale lucidità, dunque sono da considerarsi serie e autentiche le volontà sopra esposte.

Finchè sarò in vita solo io potrò disporre di eventuali modifiche e variazioni a quanto indicato nel mio testamento, e comunque sia non c’è problema, io sono immortale come Gigi La Trottola eh eh eh eh eh eh

cazzo ridi?
e chi ride!
ah già, tu ci sei nato così

Buena vida

Masa