[…] Per tutti quelli che fanno poesia con due parole e tre aggettivi, per chi piange di sera, per chi lo fa ad occhi chiusi e per chi invece piangerà domani, il primo sorso avrà il sapore di un sorriso.
Per chi si arrende sul filo del traguardo, per chi al silenzio confida tutto e rimane sordo, per chi si perde in un metro quadrato, per chi ha il cuore in combutta, per chi ride della sconfitta e per tutti quelli che abbandonano la rotta. Il secondo brindisi mi porta a voi.
Per chi trema, per i terremoti immobili, per chi sbatte agli ostacoli, per i pianti sudici, per chi prega con il rosario e per chi lo fa con il mortaio, per i giorni rossi del calendario, per la distrazione delle stelle, per chi sputa veleno, per chi abbassa la guardia, per chi lustra le stalle. L’oste è pronto per la comanda.
Per ogni cena a lume di luna, per le orme lasciate in volo e per le lacrime di zucchero, per chi ha sempre qualcosa da dire, per chi legge al buio, per chi vede di notte, per chi fugge in verticale. Questo bicchiere lo offro io.
Per i versi che perdo mentre guido, per tutte le volte che decollo dal letto, per i viaggi non fatti, per le parole che devo ancora incastrare, per i silenzi non detti, per tutto l’inchiostro gettato, per i duelli persi, per i sogni inchiodati al cuscino. Stanotte non dormo. Stanotte la passo con voi.
Quando sbatto al muro, quando cado dalle nuvole, quando bevo e quando fumo, quando credo di aver capito e invece non ho capito nulla, quando rido di nascosto, quando mi appoggio al vuoto con fermezza ed arroganza, nell’attimo in cui mi assopisco, in quello del risveglio, durante il primo sbadiglio. C’è sempre un pensiero che le somiglia.
Per chi spera in quattro righe di oroscopo, per chi piange a mani vuote, per chi ha perso l’orologio, per chi si prende la colpa, per chi lotta, per chi dorme per non sentire, per chi mente per fantasia, per chi non si corregge, per quattro righe sbiadite. Io questo brindisi lo porgo a voi.
Per ogni schiaffo preso e per quelli dati, per ogni amore rincorso e per gli abbandonati, per ogni bacio senza sapore, per gli incubi a lieto fine, per tutti i bocconi amari, per tutte le donne che sanno di mare. Questo bicchiere lo riempio io.
Per i poeti appassiti, per gli amori mancati e per quelli segreti, per le saracinesche abbassate alla domenica, per il caffè e per l’erba, per le cose belle che ricordo, per chi semina le pietre, per l’affanno del mio respiro, per tutte le file al supermercato. Quanto parlare senza dir nulla. Quanto anfanare senza una musa. […]