MALATEMPORA. 36° giorno di quarantena.
Oggi non ho combinato nulla. Pensieri kamikaze si sono abbattuti nella mia testa lasciandomi pietrificato nel calore del mio plaid. Siamo ad aprile ma il freddo continua a bussare alle finestre.
Oggi mi sarei adagiato volentieri sul bancone di qualche bettola a bighellonare con la testa tra bicchieri e parole, risate e strette di mano, sorrisi e brindisi, ed invece no, borbotto qualcosa al silenzio, non so bene cosa, forse una bestemmia.
Il tempo non passa e l’isolamento inizia ad allentare l’elastico delle mie mutande. Ormai ho perso il conto dei giorni e delle ore, ma in fin dei conti poco importa, il tempo non esiste, il tempo è una convenzione come lo sono i nomi, i colori, i numeri e i sette nani. Il tempo non esiste, ed è per questo che ho deciso di non indossare più l’orologio, un po’ per coerenza e un po’ perché ne ho persi già 9 … il tempo? Il tempo non passa, è immobile, fermo sul calendario, qui gli unici a passare siamo noi, proiettati verso una data di scadenza ignota.
CANZONE
Sto ingrassando. È un dato di fatto. Me lo dicono mia moglie, mio figlio, lo specchio, le mutande e la bilancia. Non posso fare altro che constatare che in questa casa nessuno si fa mai i cazzi suoi.
Sì, ho una bella pancetta, ancora abbastanza sexy ma questo lo sappiamo soltanto io e lei, forse il frigo sospetta qualcosa ma ignora il fatto che in realtà sono innamorato di lui.
Frigido nelle parti basse ma nelle alte riesce sempre a conquistarmi.
Io nel frigo non ho scomparti. Ho i gironi dell’inferno. A casa mia la spesa la faccio io. Un’abilità che ho perfezionato negli anni. Mai fatto una lista della spesa e né posso contare sulla mia memoria. Ho la memoria talmente corta che il mio pisello quando ci pensa si rasserena un po’.
Per me entrare in un market è come entrare in libreria. Inizio a girovagare in attesa del richiamo, in attesa che qualcosa catturi la mia attenzione. Seguo il carrello come un rabdomante segue la sua asticella di legno, mi lascio trascinare dall’istinto e come sempre accade mi ritrovo alla cassa con un carrello pieno di colesterolo. So perfettamente cosa significa. Che a casa mi aspetta un sermone di mia moglie talmente violento che la Madonna apparirà alla vicina di casa sulla cassetta della posta.
CANZONE
Pensavo, in questi giorni di quarantena saranno felici i gamer. Un po’ perché possono bullonarsi davanti al pc per intere giornate e un po’ perché hanno appena annunciato l’imminente uscita della Playstation 5 con il controller dualsense, e non oso immaginare di quale fantastica diavoleria si tratti.
Certo però che se penso alla mia generazione provo un non so che di nostalgico. La cosa più tecnologica che avevamo era la morra cinese. Carta, forbice, pietra, forbice, carta, pietra, ma vaffancuuuuu … e già, perché noi classe 75 e dintorni apparteniamo alla generazione dello schiaffo del soldato. Una volta ricordo un amico, gli tirarono uno schiaffo del soldato talmente potente che perse i sensi e tutti i sentimenti, al risveglio le uniche parole che disse furono Vietnam e pezzo di merda!
Lo schiaffo del soldato! Incredibile! Che poi c’era qualcuno che tirava lo schiaffo e si nascondeva nel palmo la puntina da disegno! Che ridere.
Io appartengo alla generazione che giocava a 1, 2, 3, stella!! 1, 2, 3, stella! Ve lo ricordate? metteva l’ansia! Oppure si giocava a palla avvelenata!! Sotto casa mia ci sono ancora le chiazze di sangue sui muri! una violenza impressionante!
Poi giù al quartiere un po’ alla volta i maschietti cominciarono a sparire. Tutti rinchiusi in casa. Il primo videogioco fece la sua apparizione, lo squash. Ovvero la consolle che si attaccava direttamente al televisore, le due asticelle che andavano avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro, pic poc, pic, poc, pic, poc, pic, poc … così per tutto il pomeriggio, pic poc pic poc pic poc … dopo 3 minuti entravi in ipnosi.
CANZONE
Stasera mi sento un poket coffee amaro, un astice di 7 giorni. Mi sento come il penultimo dei Moicani, l’ultimo dei 101, il 13° di quella sporca dozzina. Stasera mi sento come una gabbia rotta dalla quale non posso uscire. Il mio stato d’ansia aumenta senza lasciarmi tregua e neppure il tempo per un caffè. Potrei avere l’estratto conto della mia pazienza? 1 etto di pace e due chili di gioia grazie! Vorrei togliermi lo sfizio di svegliare un gallo, mi scusi a che ora è la prima dell’Apocalisse? all’inferno c’è posto in platea? Obliterazione dell’anima, Madonna che fila che c’è, quasi quasi rinuncio.
CANZONE
Minuto più minuto meno credo sia giunta l’ora dei saluti, la notte reclama il mio silenzio e mai come questa sera sento il bisogno di andare a dormire in un silos di Montepulciano. Non so quando avrò il coraggio di tornare in onda, magari domani o la prossima settimana chissà, nel dubbio vi lascio i miei contatti così sarete liberi di farvi un po’ di cazzi miei. Trovate tutto su masanumero10.it e sulle mie pagine social di Facebook e Instagram. Ciao guagliù … buona vida. Masa
ASCOLTA in cuffia il podcast di MALATEMPORA. Voce: Francesco Cavuoto – Audio editing: Masa