Ho imparato da me stesso a gustare l’amaro della sconfitta e la piacevolezza di un addio mai desiderato. Condannato goliardico amore porto le vesti di chi rubò alla luna la fredda pudicizia del suo calore. Le lancette girano intorno perdendo il conto e suggerendo al tempo di farsi sentire. Porto il sapore dei miei giorni, la luce della mia terra, il calore di un amore che brucia lontano. Porto con me, dentro il mio petto, il silenzioso affanno di un meritato riposo. E comunque, viva la figa.