Un cliente che mentre parla di lavoro offre birra e arrosticini è sempre un buon cliente.

Erano le 4 di pomeriggio, l’ora ideale per diventare subito amici di merende.

Con Massimo infatti di merende ne abbiamo fatte poi tante nel Residence Colleveroni.

Il residence in realtà non è un residence, anche se lui l’ha chiamato così.

Colleveroni è un posto particolare dove accadono cose strane.

Gettare il telefonino nel fuoco dopo 2 giorni di permanenza è una delle più comuni.

Avete presente il nulla?

…  … … … … … … … … …

Quello.

Adesso in questo nulla disegnate da una parte il mare, dall’altra la montagna e poi nell’ordine aggiungete:

  • un colle
  • un prato inglese grande come un campo da golf
  • una villa rustica con piscina olimpionica
  • un orto con frutteto
  • un monolocale a forma di barbecue con forno a legna

Come sottofondo mettete tranquillamente il silenzio.

Ero ospite in uno degli appartamenti perché dovevo scrivere i testi per il nuovo sito.

Ne ho approfittato per un tranquillo weekend abruzzese.

Conoscendo le sane abitudini di Massimo mi ero messo a dieta preventiva.

Un vano tentativo di depurazione in vista della maratona lipidica che mi attendeva. Ma in fondo ero felice.

Non ero mai stato a Mosciano Sant’Angelo, fatta eccezione di Atri la provincia di Teramo la conosco poco.

Atri invece la conosco bene. La Notte dei Faugni e Daniela erano due bei motivi per tornarci ogni anno. Almeno fin quando lei non rimase incinta. Non di me, ma dell’uomo che nel frattempo l’aveva sposata.

Fu l’ultima volta che la vidi … e fu la mia ultima Notte dei Faugni.

A conti fatti non tornavo ad Atri da oltre 10 anni. Ma questa volta non c’era nessun baccanale e nessuna festa. C’era solo il diario per gli appunti e i calanchi da dover raccontare per il sito di Massimo.

I calanchi sono architetture naturali che si formano per effetto dell’erosione del terreno dovuto al dilavamento delle acque su rocce argillose degradate. 

Si lo so, anche io non c’ho capito un cazzo ma su Wikipedia c’è scritto così.

Ma al di là della sua definizione geomorfica (anche questa parola strana l’ho presa lì), ciò che li caratterizza è il loro aspetto inquietante.

Non a caso i Calanchi di Atri sono meglio conosciuti come “bolge dantesche” o “unghiate del diavolo”, immaginateli di notte con la luna piena.

Cagati sotto.

I calanchi.

Che cazzo di roba strana.

Questo post NON è sponsorizzato. Il contenuto è liberamente ispirato a fatti realmente accaduti negli anni, durante la mia attività di copywriter pubblicitario.