Finalmente ci siamo, e chi lo avrebbe mai detto, sono emozionato, esattamente come quando ho avuto il mio primo coito.

Chi sono e cosa faccio non ha grande importanza, al momento vi basti sapere che in questo istante vi sto parlando seduto comodamente a un tavolino della Boteguita del Medio, sono a Cuba. Ciudad dell’Havana.

Bevo un mojito circondato da gente che si diverte, balla, ride, suona e beve rhum come se non ci fosse un domani, come se il fegato fosse l’unico organo a sopravvivere dopo la morte.

Fa caldo, sono sudato e per fortuna il fumo del mio Romeo Y Juliet non mi da fastidio, anzi, offusca l’ascella maleducata del tipo che si è seduto accanto a me. No, non cambio posto, potrei farlo ma non mi conviene, davanti a me in questo istante c’è un mare di figa che si infrange sul bancone del bar. Resto qui con la speranza che la risacca trascini via anche me.

Bene, ma tutto questo accade perché siamo in radio e non mi potete vedere.

In realtà vi ho raccontato un sacco di cazzate, sono Masa questo è vero, ma per il resto vi sto parlando dalla cameretta di mio figlio, bevo una birra, fumo Chesterfield e sono io che puzzo di sudore. Detto tra noi l’unico mare che vedo davanti a me è solo un mare di merda. 

Masa n. 10, la fuga di un copywriter pentito, le confessioni di un blogger latitante, è tutto ciò che posso dirvi. Non per cattiveria più che altro perché chi sono veramente non lo so neppure io, sono quarant’anni che me lo chiedo ma non l’ho ancora capito. L’unica cosa certa è che al momento, in frigo, c’è un’altra birra che si sta raffreddando.

Un copywriter, uno che consuma le penne e che sfinisce i tappi, uno che nel tempo ha imparato a scrivere anche senza pensare e noncurante delle conseguenze che le parole potessero avere. Mi pagavano per farlo, m’importava na sega di che fine facessero le mie parole, loro pagavano e io gliele vendevo. Una breve riunione, un brief, caratteristiche prodotto, target di riferimento e boom … ecco il claim, lo spot, e la campagna pubblicitaria declinata in tutte le sue falsità.

Poi ad un tratto un peperone ripieno mi svelò la visione di un mondo che iniziava a distorcersi nella mia pupilla. Pensavo, magari è solo colpa dell’età o semplicemente del telegiornale, ma sta di fatto che un po’ alla volta il mondo e l’essere umano mi apparvero nel loro malefico splendore.

Ecco, i miei problemi sono iniziati quella sera, pensavo bastasse un po’ di magnesia ed invece l’acidità mi torturò per intere notti, fino a quando non ammisi a me stesso che le mie parole erano persuasivi esercizi di stile destinati a creare condizionamenti inutili, bisogni superflui che sintetizzo nel tristemente più noto “status della minchia”.

Ed ora eccomi qui, pentito e latitante, ricercato speciale dai servizi segreti dell’OPM, una lobby decisamente temibile che finanzia il progetto “INTRUDER”, un’operazione globale per la manipolazione di culi di massa. Una di quelle cose che ha già fatto più vittime di quante ne possiate immaginare. Accettate il consiglio,  svegliatevi finchè siete in tempo.  

Masa n. 10, alla fine vi sto raccontando più di quanto avrei voluto, e allora tanto vale chiudere il cerchio … frega ‘n cazzo dell’OPM, dell’INTRUDER o dello sfondamento lento, non sono loro che mi preoccupano, lì fuori c’è un tizio pericoloso che mi sta dando la caccia, lui si fa che paura, lo chiamano COVID-19, io invece non lo chiamo perché mi sta sul cazzo.

Ormai ho perso il conto dei giorni di isolamento e dei morti che conta il paese, il mondo si è ammalto e il segnale sembra essere inequivocabile. Mai come questa volta la cura è nella malattia.

Detto questo dal mio civico direi che tutto procede bene, se mio figlio la smettesse di arrampicarsi sui muri e mia moglie di sodomizzare gli acari beccati in flagranza di reato, direi che potrebbe andare anche meglio. Poi vedo un mosaico di bare e penso che forse dovrei fare solo silenzio e accompagnare con un pensiero dolce chi non ce l’ha fatta, chi non c’è più.  Nessuna parola potrà mai consolare il dolore di chi resta … stai zitto Masa, tappati la bocca con un bicchiere.

Considerata quindi la reclusione e approfittando del fatto che mio figlio in questi giorni preferisce dormire sul soffitto della sala ho preso possesso della sua camera e l’ho trasformata nel piccolo studiolo dal quale ora vi sto parlando. E ringrazio Vera Hit Radio per offrirmi questa opportunità di svago e di sfogo in mezzo a tutta questa sfiga.

Il mio intento? Provare a lasciare una traccia della mia esistenza, un ricordo che possa abbattere il muro del tempo, vi racconterò semplicemente ciò che vedo e ciò che ascolto, ciò che provo e ciò che sento.  Insomma, se ne avrete voglia condividerò con voi questa poderosa piallata di palle. Una sorta di reality radio, senza filtro e senza censura, un’istantanea scalfita alla realtà, un esperimento comunicativo piuttosto ambizioso che i critici hanno già definito in maniera più nobile il “neo realismo della fava”. 

Bene, e ora che vi ho dato tutte le buone ragioni per cambiare radio vi lascio i contatti nel caso doveste cambiare idea. Mi trovate su Facebook, su Instagram, sul sito masanumerodieci.it e sul prossimo necrologio nel caso in un cui il COVID avrà avuto la meglio. Ma finchè dura, buena vida. 

Masa

 

Armati di cuffiette e ASCOLTA il podcast di MALATEMPORA. Voce: Francesco Cavuoto Audio editing: Andrea De Nicola