Sono stato bravo. Ho pulito casa.
Adesso nel bidet ci puoi condire l’insalata mentre la tazza si può usare come decanter, nella vasca ci farò la sangria.
Alle ore 14:35 l’ultimo degli acari è stato cestinato a calci nel culo dopo un battibecco durato un’ora, vivo da solo e la spazzatura la butto sempre io, il macellaio sotto casa lo sa bene. Alla mia spazzatura non si avvicina neppure un gatto, e neppure alla macelleria devo dire.
Stasera fa meno freddo di ieri, la neve è tornata in montagna e i broccoli sembrano cuocere prima, l’olio di prima spremitura è sempre a tavola.
Mi faccio spazio tra centinaia di pensieri e milioni di parole, vengo a prenderti lì dove so di incontrarti, dietro una riga nera inzuppata di inchiostro.
Quest’anno è iniziato con una disfatta cerebrale in cerca di continua evasione, mi sento a mio agio in un mondo illiberale che comunque fatica ad ospitarmi.
Viaggio con andazzo da crociera e con uno stato d’ansia che oscilla costantemente tra un disquilibrio mentale ed uno emotivo, ma non conosco il perché né dell’uno e né dell’altro. Sono stanco, ho pena per me stesso, mi masturbo a nastro e la mattina faccio riposare penne sfinite.
Nonostante tutto non smetto di stupirmi e non riesco a piantare in nessun dove questo meraviglioso sorriso che mi accompagna.
Bevo dalla bottiglia e fumo da solo, nell’insalata anche oggi ho messo troppo aceto, ma le uova le ho cucinate come piacciono a me, ben cotto l’albume e quasi crudo il tuorlo, sfido chiunque a riuscirci sempre. Impossibile.
Mi piacerebbe portare il mio cuore al Luna Park per uscirne solo da vecchio, invece ancora una volta mi ritrovo a fuggire altrove e a sparire come sabbia sotto l’onda.
Le mie distrazioni stanno diventando troppe, la paura della noia bussa al citofono sempre con lo stesso trillo, ma non la faccio accomodare mai.
Ho preso l’abitudine malsana di andare a dormire solo quando sono clinicamente morto, dormo poco e male e mangio quando ho fame.
Il vicino di casa invece ride sempre.
Istantanea.
Buena vida.
Masa