Ti ho conosciuto nel 1983. Avevo 8 anni. La tua voce usciva da una cassettina bianca che mio padre fece ingoiare dall’autoradio della sua macchina. Tramonto occidentale. Fu amore calamitico al primo ascolto.
Passò qualche anno, i miei coetanei tappezzavano le loro camerette con i poster dei Duran Duran, gli Spandau Ballet, Madonna. Io non capivo un cazzo di inglese e continuavo a preferire la tua musica e quel tuo strano modo di incastrare le parole, di “insegnare cose”. Preferivo te nonostante non ti abbia mai attaccato vicino a Maradona sulla parete accanto al mio letto.
18 maggio 2021. Oggi sulla parete accanto al mio letto c’è la culla di mio figlio. Non ho più la cassettina bianca da fargli ascoltare, ma la tua musica e le tue canzoni gironzolano per casa da 38 anni come derviches tourners che girano sulle spine dorsali.
Chissà che non si appassioni anche lui alle tue poesie, ai tuoi quadri musicali, al potere psicotropo delle tue canzoni, a quelle emotive trasfusioni d’anima e di parole che mi hanno cresciuto. Chissà.
Ciao Franco, grazie di cuore per aver illuminato il mio percorso, la verità che cercavi da sempre forse adesso ti è svelata.
Che sia un buon viaggio e se la vedi, salutami mammà.