Ci risiamo, cerco vizi e parole e mi ritrovo con la penna in mano.
L’arrosto di maiale profumava di caffè e oggi sotto la doccia mi sono distratto solo per cinque minuti.
Credo che nel lettore cd sia pronto a girare Lindo, sono sveglio dalle quattro di mattina, è mezzanotte, ho voglia di vino e di fiori.
La pianta che mi ha regalato la Dini cresce insieme a me, acciaccata un po’ storta ma cresce, l’annaffio ogni volta che mi chiama imbecille.
Oggi non ho letto il giornale, neppure mentre facevo ciò che di solito si fa prima di tirare lo scarico, sono stato venti minuti seduto a guardare il rettangolino di carta igienica che stringevo in mano.
Da quando esiste la carta igienica? Mi documenterò.
Se avessi del vino con me avrei l’imbarazzo di scegliere il primo brindisi anche se in realtà non ho nulla da festeggiare. Vivo da solo, ho 6 euro in tasca e il mio salvadanaio l’ho rotto a Cuba.
Toc toc! È permesso? Oggi non ho grandi pretese, desidero solo un po’ di sole, quella palla incandescente che ti spinge sotto la doccia dopo averti disegnato intorno alle ascelle orbite di sudore. Voglio quel sole.
In questi giorni ho imparato a detestare l’inverno, acqua e neve in continuazione, ho perso i guanti e qualcuno si è sfilato il tergicristallo della mia macchina, guido da due giorni con la testa fuori dal finestrino.
Arrivo in ufficio con il naso colante, le mucose ghiacciate e con una voglia malsana di sparire per sempre.
Vorrei potermi ficcare in un fax e spedirmi in Jamaica, oppure negli uffici della Sambuca Molinari, vorrei vivere avventure solitarie e nefaste. Chiedo troppo?
A volte le parole sembrano esaurirsi come cartucce alla stampante.
Oggi il computer l’avrei spento con il lanciafiamme, ARRESTA IL SISTEMA. Avrebbero arrestato me.
Kanzone del detenuto politico, 24 Grana, Confessioni di un condannato a morte, Victor Hugo. Ascolto uno mentre leggo l’altro. Il tecnico della caldaia si è fatto vivo con un nuovo bollettino da pagare. Nel suo alito ho riconosciuto un sentore di Amaretto di Saronno, la vicina di casa lo scrutava dallo spioncino mentre mi ruttava sulla soglia d’ingresso.
Non accendo la TV forse da un paio di mesi, grazie all’antenna intelligente non prendo più nessun canale, e se qualcuno viene a reclamare il canone gli regalo la televisione.
E’ vero fa freddo, tanto.
I termosifoni funzionano, a singhiozzo, ma funzionano. Il famoso tecnico è al bar sotto casa a spendere i miei soldi in grappa e sigarette.
È il classico freddo che taglia la faccia e a dire il vero anche un po’ le palle.
Darei il mio termosifone in cambio di dieci raggi di sole, anzi no, facciamo una dozzina, dodici raggi di sole in cambio del mio termosifone balbuziente, li prenderei e me li punterei dritti in faccia, attendendo il tepore di un’acerba primavera.
E poi cosa succede? Accade d’un tratto che sotto il sole d’agosto, avvolti dall’umidità spietata, cerchi gelo e refrigerio.
BISOGNA SAPERE ASPETTARE (Mediterraneo docet) … eccoteli coglione!!
Buena vita a tutti.
Masa